«No, io sono in pensione e prima insegnavo a Trapani non a Messina. Voi scrivete stupidaggini».
Ma è suo figlio il ragazzo del concorso?
«Non lo so. Si vada ad informare all'Università. Che cosa vuole sapere insomma? Il concorso è nazionale. Vale per tutta Italia. Se si è presentato solo mio figlio è perché gli altri non avevano i requisiti».
Ma suo figlio ha i requisiti? È avvocato vero? Ed è anche esperto in economia?
«Embè? È una cosa veramente strana. In Italia siamo messi malissimo ma lui ha le pubblicazioni con particolare riguardo a quelle monografiche e a quelle pubblicate da riviste internazionali».
Lei non si è mai interessato a questo concorso?
«Non è neanche la mia disciplina. Ma i figli dei docenti sono più bravi perché hanno tutta una «forma mentis» che si crea nell'ambito familiare tipico di noi professori».
Quindi lei è in pensione?
«Si, ma sono utilizzato ancora. Ma solo in due commissioni per la conferma in ruolo per gli esami di dottore commercialista. Ho chiesto al ministero di esentarmi ma ci utilizzano fino in fondo, fino a quando non moriamo».
Ma lei dunque a Messina non ha mai insegnato?
«Io ho insegnato nella facoltà di economia».
Quindi nella facoltà dove suo figlio fa il concorso. Ma rispetto a quando insegnava lei, il preside è cambiato?
«No. Non è cambiato».
Quindi alcuni professori conoscono il candidato come il figlio del prof...
«Beh, qualcuno dei più anziani può essere».
Ma quando è andato in pensione?
«Lo scorso anno».
Ma fino a quando esattamente ha insegnato?
«Fino all'anno scorso».
Ma in un anno ci sono dodici mesi professore...
«E che sarà... dunque... maggio dello scorso anno. Credo».
Maggio 2008 o 2007?
«Sì 2008. Insegnavo diritto processuale. Ma ora chiudo, non l'annoio più. Sono cose troppo tecniche».
fonte: Il Corriere della Sera, 14 Novembre 2008
Questa è la citazione di un'intervista fatta al professor Giuseppe Nicòtina, dopo che al concorso per un posto da ricercatore all'università di Messina, nella facoltà di economia, l'unico candidato che si è presentato è stato, guarda caso, Ludovico Nicòtina, figlio del suddetto professore. Inizialmente erano tre i candidati per questo posto, ma gli altri due, dopo aver fatto domanda, hanno preferito non presentarsi all'esame.
Cosa strana è che il padre del giovane, dopo che quest'ultimo ha ovviamente vinto il concorso, ha affermato di non essere informato del fatto, benché qualcuno giurasse di averlo visto nell'aula con il figlio.
Ora, riconoscendo che questo caso non è il primo e non sarà l'ultimo, come possiamo pensare di risolvere casi di persone incompetenti che si trovano a ricoprire ruoli importanti nella nostra società?
Una volta chi frequentava l'università era una persona volonterosa, capace e meritevole. Oggi avere una laurea è una moda: tutti se lo permettono, in un modo o nell'altro, tutti la vogliono. Quando si inizia a lavorare, essere laureati non rappresenta più un grosso punto a proprio favore. Ora è necessario il master, oltre alla specializzazione, per essere "qualcuno", cosa che provoca l'aumento dell'età media dei lavoratori, e le prese in giro dei ministri che definiscono i giovani d'oggi "bamboccioni", perchè non sono svelti a rendersi indipendenti.
Forse la riforma Gelmini potrebbe cambiare qualcosa in questo senso, ridando prestigio all'università, e quindi all'universitario stesso. Si vedrà chi è davvero disposto a tutto per ottenere una laurea.
Possibilmente non comprandola.
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